Storia della fusion by Vincenzo Martorella;

Storia della fusion by Vincenzo Martorella;

autore:Vincenzo Martorella; [Martorella;, Vincenzo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862318174
editore: eDigita srl.
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


KIM PENSYL

Ad onta di un brillante corso di studi (diploma in composizione jazz alla Ohio State University, specializzazione in arrangiamento alla Eastman School con Bob Brookmeyer, master in composizione al Cal State College), Kim Pensyl è il meno jazzistico dei pianisti fusion attualmente in circolazione. Cresciuto, e formatosi, aderendo completamente all’estetica GRP, il musicista di Columbus, Ohio, si pone in quella languida via di mezzo tra Benoit e Lyle Mays, del quale appare una ben più sbiadita riproduzione. Incapace di risolvere il dilemma acustico vs elettrico, inadeguato nelle vesti di leader e organizzatore di suoni, insicuro quando sperimenta formule che deviano, anche se di poco, dalla più tranquilla routine, i suoi dischi rappresentano eleganti polpettoni di dubbia digeribilità, persino quando chiama a raccolta sessionmen di grande personalità (in EYES OF WONDER, GRP, 1993, il suo disco migliore, Marc Johnson, Gerald Veasley, William Kennedy, Toots Thielemans, Bob Mintzer e Andy Narell).

Il panorama tastieristico è dominato dalla figura del turnista, ovvero di un musicista necessariamente in grado di esibire un convincente multilinguismo. A questa categoria appartengono Neil Larsen (THROUGH ANY WINDOW, MCA, 1987, con Brecker, Sanborn e Fields), John Beasley, eccellente strumentista dal gusto melodico davisiano e dalle notevoli capacità d’arrangiatore (CAULDRON, Windham Hill, 199245), e Jason Miles, più eclettico ed elettrico (WORLD TOUR, Lipstick, 1994). Tra militanza jazzistica e sporadiche sortite fusion si dividono Andy Laverne (bello l’acustico PLEASURE SEEKERS, Triloka, 1991, con Weckl, Patitucci e Bob Sheppard), il raffinato Billy Childs (HIS APRIL TOUCH, Windham Hill, 1991) e il multietnico Gil Goldstein, autore del convincente CITY OF DREAMS (Blue Note, 1990).

Il discorso contrario vale per Rob Mullins, le cui sortite parajazzistiche colgono nel segno (JAZZ JAZZ, Nova, 1989, col meglio della fusion californiana: Brandon Fields, Brian Bromberg e Joel Taylor). Dal rock, e più precisamente dalla pirotecnica band Dixie Dregs, proviene l’estroso T Lavitz, autore di album un po’ fessi ma non privi di un fascino discreto (STORYTIME, Passport, 1986; T LAVITZ AND THE BAD HABITZ, Intima, 1989).



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